Capitolo precedente | Parole | Capitolo successivo |
Codici | Eshonai |
Punto di Vista: Kaladin,Dalinar Kholin
ambientazione: Pianure Infrante (altopiano della Torre)
Epigrafe[]
“ | Che io non soffra più! Che io non pianga più! Daigonarthis!Il Pescatore Nero conserva il mio dolore e lo consuma! | ” |
–Tanatesach 1173, 28 secondi premorte. Una giocoliera di strada occhichiari. Notare la somiglianza al campione 1172-89. |
Sommario[]
“ | Kaladin inspirò. Come il potere della salvezza stessa - come raggi di luce solare dagli occhi dell'Onnipotente - la Folgoluce esplose da quelle gemme. Si librò attraverso l'aria, tirata in flussi visibili, come colonne splendenti di fumo luminescente. Che si contorcevano, ruotavano e turbinavano come piccole fumarole fino ad andare a sbattere contro di lui. E la tempesta sorse a nuova vita. | ” |
Kaladin[]
Mentre pontieri guardano il massacro dell'esercito Kholin, Kaladin elabora un piano per fuggire. Quando Matal sprona i pontieri ad attraversare[1], per completare la ritirata, Kaladin asserisce che sono appena arrivati e che hanno bisogno di riposare, altrimenti non faranno altro che rallentare l'esercito (con grande disappunto di Sadeas). Matal accetta nella speranza che i Parshendi facciano quello che brama da tanto tempo: sbarazzarsi del Ponte Quattro.
Quando l'esercito scompare in lontananza, Kaladin annuncia ai suoi uomini che sono liberi. Hanno solo bisogno di raccogliere alcune armi ed armature dai morti sull'altopiano e di usare il ponte per attraversare le pianure fino a raggiungere le Colline Indipendenti. Tutti penseranno che sono stati uccisi dai Parshendi e non saranno nemmeno inseguiti[2].
Mentre i pontieri completano i preparativi, Kaladin nota Syl al suo fianco[3] che sta guardando la battaglia. Il pontiere è addolorato per il triste destino di quei soldati e i suoi uomini lo circondano, domandando se non c'è proprio nulla che possano fare per quelle povere anime. Kaladin dice che l'unica cosa da fare sarebbe caricare l'altopiano, posizionare il ponte e difenderlo fino a consentire l'attraversamento dell'esercito Kholin: un'impresa suicida. Kaladin è molto combattuto[4]: non vuole mettere a rischio la vita dei suoi pontieri per un estraneo, per un uomo a cui non deve nulla. Ha paura di essere nuovamente ingannato e tradito, come accadde con Amaram. Ma poi ricorda le parole di suo padre:
“ | Qualcuno deve cominciare, figlio. Qualcuno deve fare un passo avanti e fare ciò che è giusto, perché è giusto. Se nessuno comincia, gli altri non possono seguirlo. | ” |
Ricorda le parole del primo ideale dei Radiosi e si convince che il Ponte Quattro deve salvare l'esercito di Dalinar. Iniziano quindi la manovra di avvicinamento.
Dalinar[]
Dalinar sta cominciando a soccombere alla fatica. La sua armatura è gravemente danneggiata, la folgoluce quasi esaurita. Quando vede una piccola truppa di pontieri avvicinarsi all'altopiano si ridesta e chiama Adolin mostrandogli cosa sta accadendo. Il ragazzo pensa subito ad una specie di trappola ma Dalinar obietta che non ha importanza: sono comunque condannati. Ordina di serrare i ranghi e di marciare verso il baratro[5].
Kaladin[]
Grazie all'utilizzo del trasporto laterale dei poteri di Kaladin[6], il Ponte Quattro riesce ad arrivare sano e salvo alla voragine che li separa dall'altopiano della Torre. Tutti i suoi uomini lo hanno visto utilizzare la Folgoluce e perfino i parshendi lo hanno notato[7].
L'uso eccessivo di folgoluce porta Kaladin in uno stato di shock. I pontieri lo portano al sicuro mentre si preparano a posizionare il ponte. Rimasto solo[8], Kaladin pensa a tutte le persone che non è riuscito a salvare. I ricordi lo riportano al giorno peggiore della sua vita, il giorno in cui Tien morì.
Tornato al presente, Kaladin corre a proteggere il Ponte Quattro: non vuole perdere i suoi uomini. Syl gli chiede insistentemente di pronunciare le Parole. Sale sul ponte, ancora sospeso per metà nel vuoto, e si lancia verso le file parshendi. Il pontiere vede le gemme che le creature usano per legare le barbe e in un attimo attinge alla loro folgoluce, recuperando le forze. Una voce[9] tuona di pronunciare le Parole[10] e Kaladin obbedisce:
“ | Proteggerò coloro che non possono proteggersi da soli | ” |
–Kaladin, La Via dei Re, capitolo 67 |
Un tuono squarcia l'aria e Kaladin viene avvolto da un bagliore e da un fumo bianco. Molti parshendi fuggono, altri si preparano a combattere. Lo scontro inizia.
Personaggi[]
Apparsi[]
Menzionati[]
Luoghi e termini menzionati[]
Note[]
- ↑ Usando il ponte di un'altra squadra
- ↑ Tuttavia, decide di restare quando pensa ai feriti rimasti al campo.
- ↑ Ha le sembianze e le dimensioni di un donna adulta
- ↑ Syl gli rivela che finalmente ricorda che tipo di spren sia. Lei è un onorespren, uno spirito di giuramenti, promesse e nobiltà.
- ↑ Se il suo esercito doveva cadere, tanto valeva che lo facesse afferrando un'esile speranza.
- ↑ Kaladin usa incosciamente una sferzata inversa per attirare oltre 100 frecce sul suo scudo.
- ↑ fuggono al grido di "Neshua Kadal! Neshua Kadal!".
- ↑ Kaladin domanda a Syl se c'è qualcosa che può fare per renderlo più forte, ma lei gli risponde di no.
- ↑ Probabilmente il Folgolpadre
- ↑ Kaladin si rende conto di conoscerle, anche se non gli erano state mai dette.